La Corte di Cassazione italiana ha accolto il ricorso dell'ufficio finanziario riguardante la "doppia presunzione" in un caso di accertamento fiscale relativo alla rivendita sottocosto di beni immobili.

La controversia riguardava un avviso di accertamento di reddito di impresa, e la Corte ha stabilito che non esiste un divieto di doppia presunzione nel sistema processuale italiano.

È possibile utilizzare un fatto noto, accertato in via presuntiva, come premessa per un'ulteriore presunzione, purché si valuti l'attendibilità del risultato in termini di gravità, precisione e concordanza.

La Corte ha annullato la sentenza di merito impugnata, poiché non aveva preso in considerazione tutti gli elementi indiziari forniti dall'ufficio finanziario. In particolare, la Corte ha sottolineato l'importanza dello scostamento dei valori OMI, che indicavano un prezzo inverosimile rispetto al valore di mercato, e del valore del mutuo, che risultava superiore al prezzo dichiarato nella compravendita. Entrambi gli elementi sono stati considerati rilevanti nel contesto della "doppia presunzione" per l'accertamento fiscale.

Fonte: Fisco Oggi

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Fiscalità Immobiliare