Il termine deontologia deriva dal greco, “to deon”, sost. del verbo “deomai”, e indica ciò che deve essere fatto e che si deve fare (e “logos”, cioè discorso, parola, scienza).

Deve però subito evidenziarsi che il dovere in questione assume una particolare connotazione, in quanto non si tratta di un dovere che discende da una norma di legge o da un'imposizione esterna, bensì di un dovere che sorge dall'interno, un imperativo interiore.

La deontologia, quindi indica i comportamenti che s'impongono al soggetto in quanto tale, doveri interiori cui, proprio in quanto tali, il soggetto si conforma spontaneamente.

In tal senso la deontologia si differenzia dall’etica (dal greco ”ethos”, nel senso di uso, costume, in quanto i doveri che trovano la loro fonte nell’etica sono comunque esterni al soggetto e la loro cogenza discende dal loro carattere consuetudinario e, per così dire, interno alla comunità di riferimento).

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E l'esperto?

L'esperto si fa parte quando esorbita arbitrariamente dal quesito assegnatogli non s’intende qui ovviamente l’analisi delle questioni connesse al quesito.

I binari dell'attività dell'esperto sono tracciati dal quesito assegnato dal giudice.

Ogni attività ulteriore che esorbiti da tali limiti è un'iniziativa che rischia di minare la sua imparzialità, in quanto rischia sempre di essere vista come volta a favore di una o dell'altra parte, e questo anche in un processo, come quello esecutivo, che viene tradizionalmente visto come processo non di parti, essendo senza contraddittorio, atteso che il debitore subisce semplicemente l'espropriazione.... (scarica l'intero testo)

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