Andiamo con ordine e partiamo da un numero: sono 1880 i professionisti che (al 31/12/2018) possono fregiarsi del titolo di valutatore immobiliare certificato. Un numero che di per sé può dir poco, ma che se attentamente analizzato la dice lunga su un trend che è bene non sottovalutare.

Sì, perché se è vero che rispetto al potenziale - sono circa 500mila i professionisti che potrebbero certificarsi - il numero di valutatori immobiliari certificati è ancora basso, è altrettanto vero che il ritmo di crescita di questa figura professionale è tutt’altro che irrisorio: su base annua si cresce a due cifre, segnatamente con un ritmo del 27 per cento.  ìIl che, facendo due conti, fa presupporre che entro un anno i valutatori certificati saranno 3.000, poi 4.000, con un circolo virtuoso che accrescerà il livello medio dei valutatori disponibili sul mercato.

Per rendere il tutto ancora più chiaro, basti pensare che solo un anno prima (31/12/2017) i valutatori certificati erano 1484, dunque, nel corso del 2018, sono 400 i professionisti che hanno ottenuto la certificazione.  Sempre nel 2017, ma a fine giugno, non arrivavano a 1200, il che significa che nel giro di 6 mesi hanno intrapreso e concluso il percorso in più di 200.

Insomma, ci sono tutti gli estremi per iniziare a parlare di fenomeno.

Ma per descriverlo ancor meglio questo fenomeno, c’è un’altra considerazione da fare: quella della certificazione non è un obbligo di legge, ma una scelta volontaria.

Non solo: per poter approcciare il percorso della certificazione, occorre essere in possesso di alcuni indispensabili requisiti, tra cui - anche - quello dell’esperienza triennale.

Il che, a modesto parere di chi scrive, addensa i numeri di cui sopra di innumerevoli significati. Già, perché se è vero che per i non addetti ai lavori quello della certificazione potrebbe apparire un escamotage per abilitarsi a una professione, in realtà, entrando del merito della questione, non è affatto così.

Il professionista che può accedere all’esame, infatti, deve essere in possesso di un diploma di secondo grado, deve essere una figura professionale legittimata dalla legge - per esempio deve essere un geometra, oppure un agronomo, o anche un ingegnere, un architetto, un perito agrario - e, soprattutto, deve poter dimostrare di aver maturato un’esperienza triennale nelle attività estimative.

Si aggiunga l’iscrizione all’albo/elenco e la sottoscrizione di un’assicurazione professionale, ed ecco che emerge senza ombra di dubbio che si sta parlando a tutti gli effetti di professionisti fatti e finiti, che svolgono già la loro professione senza alcun impedimento.

Ma allora - la domanda sorge spontanea - perché si certificano?

Evidentemente - ed è condivisibile - vogliono distinguersi su un mercato che ritengono troppo affollato. In altre parole, vogliono diversificarsi, qualificarsi - appunto, certificarsi - perché vogliono “uscire” dalla massa.

D’altro canto - lo abbiamo già detto in queste pagine, ma riteniamo opportuno ribadirlo sempre - il mondo delle valutazioni ha necessità di valutatori attendibili, credibili, corretti e coscienziosi. E la certificazione, certamente, può diventare un criterio di scelta per coloro che necessitano, per qualsiasi motivo, di una perizia.

Oltretutto, per verificare se un professionista è certificato UNI 11558:2014, a quale livello, da quando e fino a quando, è semplicissimo: sono sufficienti pochi click sul sito www.valutatoreimmobiliarecertificato.it e la situazione apparirà subito chiara.

Dunque, tirando le somme, appare particolarmente rilevante ( e anche encomiabile) che ci siano dei professionisti dalle capacità conclamate - hanno il titolo, hanno l’esperienza - desiderosi di mettersi in gioco e intraprendere un percorso che prevede non soltanto il superamento di un esame ma - anche - l’esborso di una somma per sostenere l’esame (tra i 400 e gli 800 euro per il corso base, il quale certifica le capacità estimative di immobili semplici (appartamenti, ville, negozi, ecc.), tra 600 e 800 per l’avanzato, il quale certifica le competenze in stime di immobili speciali, quali i terreni edificabili, gli hotel, i centri commerciali), a cui si sommano circa 100 Euro all’anno di costi di mantenimento (ricordiamo che le certificazioni scadono, e dunque devono essere mantenute con un’autocertificazione).

Un esame che non è banale, perché prevede il superamento di tre prove scritte volte a verificare le conoscenze del candidato in materia di estimo, principi di economia e mercato immobiliare, sistema catastale,  fiscalità immobiliare, diritto pubblico e privato, urbanistica, matematica finanziaria, statistica, scienze delle costruzioni, certificazione ambientale ed efficienza energetica (per prepararsi è disponibile un corso interattivo rilasciato da perCorsidiEstimo.it)

E la riprova che il fenomeno stia acquisendo una certa rilevanza, è ulteriormente dimostrato dagli enti di certificazione che si stanno affacciando a questo mercato. Sì, perché per potersi certificare, il professionista deve scegliere l’ente di parte terza che certificherà le sue competenze: gli enti oggi sono dodici, l’ultimo entrato nel business è INTERTEK ITALIA S.p.A., il quale in poco tempo ha già portato a certificazione 5 professionisti.

In questo scenario, però, si registra ancora il predominio di tre enti certificativi, segnatamente Cepas, IMQ (il più scelto nel 2018) e Inarcheck i quali, in somma, hanno certificato il 57 per cento dei valutatori immobiliari certificati.

Perché, viene da chiedersi, siano questi i più gettonati? E’ molto probabile, visti i nomi altisonanti, che siano quelli ritenuti più affidabili dai professionisti.

D’altro canto, lo ribadiamo ancora una volta, il settore delle valutazioni necessita una buona dose di affidabilità.

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OVI - Osservatorio dei Valutatori Immobiliari