Diploma di secondo grado, figura professionale legittimata dalla legge, esperienza triennale (dimostrabile), iscrizione all’albo/elenco e assicurato per le attività estimative.
Sono questi i requisiti per accedere all’esame che permetterà di diventare valutatori immobiliari certificati, non uno di meno, non uno di più.
Sì, perché se è vero che diventare valutatore certificato è un’indiscutibile opportunità per il professionista che già opera nel mondo estimativo, è altrettanto vero che la certificazione non è da confondere con un’abilitazione professionale.
E pertanto, diciamolo fin da subito in modo da essere chiari, quanto si dirà in seguito in merito all’esame da sostenere vale per chi le perizie immobiliari le fa già e non per il neofita.
A quest’ultimo si consiglia comunque di leggere quanto segue, perché è bene essere al corrente dell’eventuale percorso da intraprendere una volta che ci si sarà fatti le ossa.
Fatta questa doverosa premessa, andiamo avanti con un altro paio di presupposti.
Il primo riguarda la mission professionale del valutatore: con le sue perizie, egli aiuta le persone (i proprietari di immobili privati, le banche, gli investitori, i giudici…) a decidere se investire o disinvestire in un immobile.
Dunque, si tratta di una decisione strategica, che ha ricadute (positive o negative) sulla vita di chi la utilizza.
Il secondo presupposto è una conseguenza del primo: le decisioni (comprare, vendere, finanziarie, espropriare), per essere serene, richiedono valori affidabili.
Per tale motivo le perizie devono essere oggettive, basate su procedimenti scientifici, principi e criteri estimativi univoci e dati immobiliari riscontrabili, in modo da dare esito a risultati certi, condivisibili e replicabili secondo gli standard internazionali (IVS), Europei (EVS) e Italiani.
In altre parole, le stime devono essere fatte da valutatori seri, affidabili e, naturalmente, capaci.
Ma chi può - in termini professionali e secondo la normativa vigente - valutare gli immobili?
Il quadro normativo poggia principalmente su due riferimenti: la legge n.4 del 14 gennaio 2013 recante norma sulle “professioni non organizzate” e la norma UNI 11558:2014.
Quest’ultima presuppone che, per poter svolgere l’attività di valutatore immobiliare, si debba essere in possesso di un diploma di secondo grado e che si debba aver maturato un’esperienza di almeno 3 anni.
La norma UNI (che, ricordiamolo, è una norma volontaria) non ha però il potere di dire quali sono le figure professionali che possono svolgere attività estimativa, e dunque rimanda alle leggi dello stato, quelli si sono cogenti.
Ne risulta, quindi, che secondo il variegato quadro legislativo vigente, possono compiere stime gli agronomi, gli agrotecnici, gli architetti, gli ingegneri, i commercialisti ed esperti contabili, i partiti agrari, i ragionieri, i geometri, i periti industriali edili e gli agenti immobiliari.
Andando quindi per esclusione, non hanno titolo di diventare valutatori immobiliari tutti coloro per i quali la legge non riconosce la competenza estimativa per gli immobili.
Ma chi, tra le figure abilitate dalla legge, può diventare un valutatore immobiliare certificato?
E che cosa occorre fare per certificarsi?
Per quanto riguarda il primo punto Accredia, l'Ente Unico nazionale di accreditamento, con una circolare informativa del 28/8/2018 ha specificato che i professionisti, per potersi certificare, devono essere iscritti a un albo professionale o a un elenco (nel caso di agenti immobiliari o periti esperti delle camere di commercio) la cui appartenenza comporta l’idoneità a effettuare valutazioni tecniche o economiche dei beni immobili.
Il che significa che, il diplomato geometra che però non è iscritto all’albo, non può pensare di accedere all’esame che lo certificherebbe, anche se ha già maturato i 3 anni di esperienza. Ovviamente - ma precisiamolo a scanso di equivoci - può però continuare a fare il valutatore immobiliare (perito).
Quanto al secondo punto, per diventare valutatore certificato occorre superare un esame durante il quale, oltre a provare i tre anni di esperienza nel campo delle perizie, occorrerà dimostrare di conoscere l’estimo, i principi di economia e mercato immobiliare, il sistema catastale, la fiscalità immobiliare, il diritto pubblico e privato, l’urbanistica, la matematica finanziaria, la statistica, le scienze delle costruzioni e di certificazione ambientale ed l’efficienza energetica.
Dunque, occorre prepararsi al meglio: una buona idea può essere quella di seguire un corso interattivo rilasciato da perCorsidiEstimo.it.
Sono due i livelli di certificazione a cui si può accedere, uno di Base e uno Avanzato.
Per il livello base occorre dimostrare di essere in grado di stimare immobili semplici (appartamenti, ville, negozi, ecc.), per l’esame avanzato, invece, occorre avere familiarità con gli immobili speciali, segnatamente terreni edificabili, hotel, centri commerciali.
L’esame è scritto, dura 4 ore al massimo ed è composto da tre prove: la prima consta in 20 domande, la seconda in 5 esercizi, la terza in un caso di studio. Per superare l’esame occorre totalizzare il 50 per cento del punteggio massimo.
Per procedere con la certificazione - che, ricordiamolo, è un atto volontario - bisogna scegliere l’ente di parte terza che certificherà le competenze.
Attualmente gli enti che compiono questo tipo di certificazioni sono 11, ma a farla da padrone sono IMQ e Cepas.
I costi variano a seconda dell’Ente: tra i 400 e gli 800 euro per il corso base, tra 600 e 800 per l’avanzato. Ricordiamo anche che le certificazioni scadono e che devono essere mantenute: ogni anno bisognerà dimostrare all’ente (con un’autocertificazione) che si continua a fare valutazioni. Vanno quindi considerati anche i costi di mantenimento: circa 100 euro all’anno.
Tirando le somme, certificarsi conviene?
Certamente sì, e conviene farlo in fretta: per dare un ordine di grandezza del fenomeno, si consideri che su 500mila valutatori immobiliari che potenzialmente potrebbero certificarsi, oggi sono circa 2.000 quelli che lo hanno già fatto.
Ma è interessante la velocità di crescita: in meno di un anno, se ne sono certificati il 45 per cento, il che fa presupporre che, con questo il ritmo di crescita, tra un anno saranno 3.000, poi 4.000 ecc. ecc.
La terza edizione delle “Linee guida per la valutazione degli immobili in garanzia delle esposizioni creditizie” rilasciate il 30 novembre 2018, recepiscono il 17° aggiornamento della Circolare 285 di Banca d’Italia che dispongono per i periti anche “…il possesso di certificazioni comprovanti le competenze necessarie per svolgere la valutazione degli immobili mediante l’applicazione degli standard internazionali o nazionali”
D’altro canto, il mondo delle valutazioni ha necessità di valutatori attendibili, credibili, corretti e coscienziosi. In una parola, affidabili.
Da ultimo per verificare se un professionista è certificato UNI 11558:2014, a quale livello, da quando e fino a quando è disponibile il sito www.valutatoreimmobiliarecertificato.it.
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